Tre case per tre fratelli

Unità abitative , Parma, 2008-2010

Intendo raccontare una storia. La storia di una casa, la storia dell’abitare di una famiglia. Anzi no, sono più case, sono molte case e sono anche tante famiglie. Ma è sempre la stessa casa, sempre lo stesso progetto, sempre la stessa idea di forma e di come abitare lo spazio. Le case crescono si sdoppiano, si triplicano, crescono in modo progressivo.
Il progetto cresce, inizia come due case per due fratelli, poi qualche anno dopo arrivano nuovi committenti, si tratta ancora della stessa casa, anzi questa volta di tre case per tre fratelli, e poi anni dopo, ancora come uno strano segno, arrivano ancora tre uomini, tre fratelli che desiderano anche loro una casa, anche loro desiderano abitare vicini, condividere la vita all’interno di un’unica abitazione, che si sdoppia ed assume forme diverse.
Il progetto muta nelle forme, nei materiali, risente del mio desiderio di sperimentazione  su un organismo semplice, la casa monofamiliare. Voglio sottrarre delle parti, procedere per elementi volumetrici conclusi, voglio far scomparire gli angoli dei blocchi lapidei. Il progetto, in luoghi diversi e in tempi diversi, si manifesta come la mia ricerca sul duale duello dell’abitare. Procedo per configurazioni volumetriche concluse che accolgono funzioni differenti ed identificano i diversi spazi dell’abitare. I soggiorni sono blocchi di pietra, come i corpi retrostanti, anch’essi quadrati, degli studi; questi si osservano e si protendono verso lo spazio comune del giardino. Le cucine sono dei corpi bassi, aggiunti, e si prolungano nei portici, il volume allungato delle camere da letto, semplicemente intonacato, ripete l’impluvio della copertura. Gli spazi del vivere collettivo e quelli del riposo sono posti in volumi distinti. Lo spazio tra essi è quello del movimento, l’ingresso e il vano scala. Questi sono lo spazio dell’assenza: il distacco tra i volumi costruiti.